Sicomoro

Qualche anno fa un sacerdote amico ci ha parlato dell’esperienza del Sicomoro, esperienza che si è già avviata in due zone della nostra Diocesi.   La proposta di un personale coinvolgimento che ci veniva rivolta ci ha letteralmente “spiazzato”. L’albero del sicomoro che tutt’ora si può vedere all’ingresso di Gerico, pellegrinando in Terra Santa, ci evoca la ricerca curiosa di un uomo piccolo e forse un po’ miope (Zaccheo) che volendo capire un po’ della presenza di Gesù, cerca, salendo sull’albero, di vedere senza farsi vedere, ….uno tra i tanti,  forse alla ricerca, senza quasi ammetterlo, di un significato per sè e che si stupisce di essere visto e chiamato per nome …  ebbene in quello stupore, ci siamo un po’ ritrovati.    Dentro quella  proposta poi, abbiamo sentito anche due segni forti: il desiderio grande e favorevole del nostro Vescovo per questa iniziativa e la comunione vera e profonda dei sacerdoti delle cinque parrocchie che costituiscono la nostra Zona, che si rendono disponibili a sostenere il progetto.

Condivisa allora in famiglia, non senza varietà di opinioni e vissuti, la proposta, come spesso ci è capitato nella nostra vita di coppia, non siamo tanto riusciti a dire “sì”, ma ci siamo ritrovati in un “perché no ?”. E quindi non senza preoccupazione ma con la certezza che lo Spirito vigila,  dopo le ferie estive,  tra l’avvio dell’anno scolastico (civilmente parlando) e dell’anno pastorale (comunitariamente parlando), da ormai otto anni, viviamo quest’esperienza che ci vede affiancati ad un sacerdote nel trascorrere una settimana al mese, non tanto fuori la nostra casa, ma più giustamente in “un’altra nostra casa”;   sì perché il senso che ci si prospetta è quello; nei limiti della nostra condizione, di testimoniare una vita di fraternità e familiarità tra coniugi, sacerdote, ed alcuni ragazzi delle scuole medie superiori (quest’anno sono otto) che nel loro cammino formativo cercano di chiarire il senso del loro vivere e non escludono di poter essere un giorno dei consacrati del Signore.

Tutto da costruire, adattare, di volta in volta, non foss’altro perché l’esperienza non ha troppi precedenti e schemi prestabiliti,  viviamo la quotidianità, ciascuno al suo lavoro, i ragazzi alla loro scuola e nei loro impegni extrascolastici;  con una residenzialità settimanale che è scandita nell’amicizia  dalla preghiera e dal confronto di idee, nella condivisione di momenti che possono, ci auguriamo, creare lo sfondo perché ciascuno (noi compresi)  possa cogliere meglio e con più  lucidità il vero ed il bello della nostra vita e della nostra vocazione, all’interno di una comunità di credenti.